Mito sul fermaglio
Parole d’oro etrusche

Un arco tra passato e presente

Elegante e preziosa, la fibula a drago di Chiusi meraviglia per la meticolosa precisione con la quale furono applicati i granuli d’oro che compongono le lettere, impresse sulla sua superficie. Ancora più sorprendente si rivela la forma ingegnosa della struttura ad arco. Il disegno, studiato nei dettagli, appare come una ricercatezza della logica alla base della realizzazione del fermaglio. Una logica che sembra abbia voluto mettere in rilievo i significati legati al termine arco, fra i quali si ricordano quello figurato e quello matematico.

Particolare ricorrente nella struttura delle fibule etrusche, l’arco e la sua qualità di esattezza divengono un invito implicito a riflettere su tale forma geometrica, considerandola come regola di valore generale, capace di generare legame, armonia e stabilità.

Sul fermaglio i caratteri sono distribuiti in modo da formare due distinte sequenze, l’una che si estende sul lato frontale del fermaglio, l’altra che si trova sul lato nascosto. Sottoposti ad una complessa interpretazione quei simboli danno la possibilità di elaborare una serie di versioni ed ogni evento descritto sembra essere caratterizzato da due momenti fra loro opposti e in reciproca alternanza. Si scoprono consigli per compiere i due gesti contrari di apertura e di chiusura del fermaglio. Si ritrova la descrizione degli opposti sentimenti, sospesi tra l’attesa di un evento e la tranquillità derivata dal superamento dell’incertezza. Circostanze queste fra loro contrapposte e che sembrano essere costantemente tese a mantenere un legittimo e naturale equilibrio. Situazioni che possono essere ricollegate tutte al concetto di arco, una tensione tra due confini in opposizione e inseparabili.

Fermaglio in oro

L’argomento di questo articolo riguarda l’epigrafe che si trova impressa su una fibula etrusca, chiamata fibula a drago per l’aspetto sinuoso della struttura ad arco. Sulla guaina si trova il testo. Questo è composto da simboli ottenuti a granulazione, una tecnica dell’oreficeria antica che consisteva nell’applicazione di granuli d’oro, per formare decorazioni sulla superficie di oggetti preziosi. Il gioiello risale alla seconda metà del VII secolo a.C. e proviene da Castelluccio di Pienza, località nelle vicinanze di Chiusi, in Toscana.

Le parole sul fermaglio

Soluzioni

I caratteri impressi sulla fibula possono essere interpretati con il sostegno della teoria presentata da chi scrive e descritta nei precedenti articoli. Secondo questa teoria ogni lettera che si trova sul fermaglio, se presa singolarmente o combinata con quelle vicine, può essere confrontata con termini latini e italiani. Le varie accezioni dei termini latini e italiani danno la possibilità di interpretare il testo etrusco con frasi che abbiano contenuti diversi. In base a questa teoria l’insieme di simboli sul fermaglio viene risolto con cinque differenti versioni. Per ottenere i diversi modi di dire i caratteri vengono letti di seguito sia attenendosi al metodo tradizionale, come appare nella trascrizione del testo, sia con i seguenti accorgimenti: A = E = A // V = F = V // W = SI = SCI // N = GN = N // Z = i, t, i, o = essa = Z // K = C = CH = Q // 8 = F = B = otto //  S = S; nella trascrizione W sostituisce il simbolo che nell’originale appare simile ad M e che, in questa occasione, viene letto SI e SCI. La scelta di cambiare la lettura tradizionale rientra nell’esperimento e deriva dall’osservazione dei simboli interessati da tali cambiamenti e presenti nell’originale etrusco. Per la loro forma particolare essi suggeriscono di elaborare anche una diversa interpretazione. Per esempio al simbolo tradizionalmente letto V viene alternativamente dato il valore di V e di F, poiché esso nell’originale si presenta simile alla lettera F.  Continuando nella prova le consonanti vengono raddoppiate e le lettere D e T sono usate senza distinzione fra loro, come accade spesso anche nel dialetto. Può risultare utile inoltre aggiungere le vocali, al fine di migliorare la comprensione delle parole ottenute dalla suddivisione. Le parole tratte dal testo originale vengono confrontate con termini latini e italiani. Il passaggio dall’originale alla versione in Italiano viene realizzato anche grazie alla mediazione di uno dei dialetti parlati nelle regioni centro-meridionali del Lazio.

La sequenza m, a, t, h, i, m, a, n, u, rilevata sul testo originale etrusco, viene risolta con le espressioni medio mani “a metà rimani” e con maddimani, mo’ dimane  “questa mattina”. Questi sono modi di dire popolari che suggeriscono le soluzioni, per realizzare le tre versioni in dialetto.

Le due versioni ottenute dal confronto dell’originale etrusco con termini latini seguono un procedimento più elaborato. Nella quarta versione ad esempio possono essere messi in relazione m, i, a, r, a con m, a, e, r, e, o “compiangere”; t, h, i, a con t, u, e, o “avere cura, difendere”; v, e, l, a, v, e con velo “coprire, velare”; z con i, t, i, o “movimento”; m, a, t, h, i, m, a, n, u con m, e, d, i, m, n, o (misura);  r, k, e, m, b con r, e, c, u, m, b, o “piegarsi”; e, v, e con i, r, e “andare, divenire”; i, n, k, e, t, u, r con i, n, c, h, o, a, t, o, r  “fondatore”. La sequenza s, i, k, i  sembra concordare con s, e, q, u, i. L’equivalenza tra q e c e k trova giustificazione all’interno del paradigma di s, e, q, u, o, r nel quale si rileva s, e, c, u, t, u, s. In questo caso s, e, q, u, o, r, è inteso con il significato di “seguire come guida”.
Le voci compiangere, difendere, proteggere, seguire come guida divengono quindi parte degli elementi necessari per elaborare la quarta versione, incentrata sulla figura mitica del padre,  tutore e  guida per il proprio erede.

Prima versione
Apertura e chiusura del gioiello

A. Trascrizione del testo

(Il testo sul fermaglio si sviluppa su due lati, che sono indicati di seguito come lato uno e lato due)
MIARATHIAVELAVEWNAWZAMATHIMANU (Lato uno) // RKEM8EVEINKETURSIKINA (Lato due)

B. Suddivisione

(Lato uno del fermaglio) (Lettura da destra verso sinistra del testo trascritto. L’originale etrusco viene messo a confronto con termini latini) (Z = i, t, i, o // W = SI // V = V).
u, n  = una = contemporaneamente; /Latino/ una = a un tempo, insieme
a, m, i, t, h = e, m, i, t, t, i = tira; /Latino/ e, m, i, t, t, o = tirare, far uscire, mandare fuori
a, m, a = e, m, i = ottieni; /Latino/ e, m, o = ottenere
z  = i, t, i, o = movimento; /Latino/ i, t, i, o = andata
w, a, n, w  = sinesi = contatto
e, v = e, v, e, h, i = porta fuori; /Latino/ e, v, e, h, o = sollevare, portare fuori
a, l, e, v, a = eleva /Latino/ = eleva
i = e, o/Latino/ = finché
t, h, a, r, a, i, m = d, i, r, i, e, m, i /Latino/ = dirimi, separi
(lato due del fermaglio) (K = C = CH = Q // 8 = f, i, e)
a, n, i, k  = iniquo /Latino/ = contrario
i, s  = i, s= muovi; /Latino/ i, r, e = procedere
r, u  = r, u, i /Latino/ = abbassa
t, e, k, n, i = t, e, c, h, n, a /Latino/ = accorgimento, meccanismo, astuzia
e, v, e  = e, v, e, h, i/Latino/ = avanza
8  = f, i, e = considera; /Latino/ f, i, o = avvenire, essere considerato
m, e, k, r = m, u, c, r, o /Latino/ = estremità, punta

C. Riepilogo

“U, n, a; e, m, i, t, t, i; e, m, i; i, t, i, o; s, i, n, e, s, i; e, v, e, h, i; e, l, e, v, a; e, o; d, i, r, i, m, i // i, n, i, q, u, o;  i, s; r, u, i; t, e, c, h, n, a; e, v, e, h, i; f, i, e; m, u, c, r, o”.

D. Interpretazione

“Per aprire il fermaglio tira e contemporaneamente ottieni movimento, contatto porta fuori, eleva finché separi; per chiudere fai il movimento contrario, abbassa il meccanismo, avanza, controlla estremità”.

Seconda versione
Come indossare il gioiello

A. Trascrizione

MIARATHIAVELAVEWNAWZAMATHIMANU // RKEM8EVEINKETURSIKINA

B. Suddivisione

(lettura da sinistra verso destra del testo trascritto. Il dialetto interviene come mediatore fra l’originale etrusco e le parole italiane)
(A = E = A // V = V // W = SI // N = GN = N // K = C = CH // 8 = fa).
MI AR(R)ETHI A V(I)E LEVA SI(G)NA SI (I)SSI MEDI MANE // R(I)CHIAM FA E VA IN CHIUTERSI CUNA

C. Recitazione in Dialetto

“Mo(v)i arreti e via leva signi si issi medio mani; richiamo fa i vai  in chiudersi cuna” (issi da issare “sollevare”) (Dialetto del Lazio).

D. Interpretazione  

“Per aprire il fermaglio muovi indietro e via leva segno così sollevi e sospeso a metà rimani; per chiudere fai richiamo del meccanismo e vai a fermare la punta nell’incavo”.

Terza versione
Rispetto per il padre

MIARATHIAVELAVEWNAWZAMATHIMANU // RKEM8EVEINKETURSIKINA
(V = F // N = GN = N // K = C = CH = G // 8 = B)
MI ERETHI E FIL(I) E FA SI(G)NE SI ISSA MATHIMANU // R(I)CC(O) E M(O’) BE(O) FINCHE’ TU R(E) SAGGI (U)NA
“Me erede e figlio fai segno sì e issi mo’ dimane; ricco e mo’ beo finché tu re saggi uno” (Dialetto del Lazio). 
“Sono tuo erede e figlio e resto in attesa che tu faccia segno di approvazione per alzarti in piedi questa mattina; sono ora ricco e beato e finché sei tu il re resto anche una persona saggia”.

Quarta versione
Riferimenti al mito

MIARATHIAVELAVEWNAWZAMATHIMANU // RKEM8EVEINKETURSIKINA
MAERETUEVELAVESIGNASIOITIOMEDIMANE;  RECUMBEIVEINCHOATORSEQUINEI
“Il padre compianto custodisce, protegge, invia il suo segnale, rappresenta esempio di equilibrio; sembra sollevarsi dal suo luogo di quiete e può essere considerato fondatore, tutore, guida”.

Quinta versione
Un dono

Lato uno: “Ammirata e fa la fascinosa essa maddimane”; lato due: “Unica sarete, cone affetto, me cara”(Dialetto del Lazio).  Il dono rende lei ammirata e ricca di fascino questa mattina. Unica sarai tu, con affetto, per me cara.

Bibliografia

Mauro Cristofani (a cura di) – Dizionario della Civiltà Etrusca – Giunti, Firenze, 1999 Massimo Pallottino – Etruscologia – Hoepli – Milano – Settima Edizione, 1984
Bibliografia di riferimento per l’epigrafe etrusca:
Giulio M. Facchetti – L’enigma svelato della lingua etrusca – Newton & Compton editori – Roma 2000.

Eloquenza antica
Notabili etruschi

Argomento evidente
Specialistico positivo
Lo studio, svolto negli articoli precedenti per conoscere il valore del nome “rasna”, ha suggerito che questo termine potrebbe avere avuto presso gli Etruschi significati riferiti alle attività di “progettisti, costruttori, notai, oratori”. Soluzione questa alla quale si giunge avendo di mira la teoria già esposta, incline ad immaginare la tradizione etrusca come custode di una solida sapienza scientifica. Idea che guida tutta la riflessione, avviata per tentare di conoscere le parole etrusche.

Le traduzioni, realizzate in modo sperimentale per il testo impresso sul “Vaso di Duenos”, hanno ottenuto conferme per le ipotesi alla base della ricerca, mettendo in risalto elementi in relazione con giurisprudenza e tasse. Questi argomenti sono emersi con più determinazione fra quelli che si presume possano essere inclusi nelle sequenze di lettere etrusche e che potrebbero riguardare anche mito, astronomia e  matematica.

La forma della “scriptio continua”, caratteristico metodo con il quale è redatto il documento sul “Vaso di Duenos”, sembra volere rappresentare un implicito invito a cogliere ogni possibile messaggio specialistico e soprattutto positivo. Affidandosi a questa intuizione viene eseguita una terza versione per il “Vaso di Duenos”. Viene posta in risalto la parola “assegno”, scelta in questa occasione, per un suo presunto legame con l’impegno volto alla definizione di un prestito.

Il Vaso di Duenos risolve

La ricerca continua
Soluzioni agevoli

Nel precedente articolo, intitolato “le tasse e il Vaso di Duenos”, le parole del testo etrusco si sono prestate facilmente ad essere suddivise ed è apparsa immediata la capacità che esse mostrano di rivelarsi nella loro veste di parole italiane. La sequenza iniziale diviene l’esempio evidente di questa semplicità.

ASTEDNOISIOPETOITESIAIPAEARIVOIS

ASTED NOI SIO PETO I TESI A IPAIARI VOI // S

AS(S)TED NOI SIO POTE I TES(S)I A IP(P)AIARE VOI

ASSOTAD NOI SIA POTE I TASSI A APPAIARE VOI

Assodato noi sia poti i tasse a appaiare voi = avendo assodato noi che voi siete capaci di pagare le tasse_

Per rendere familiare la pronuncia è stato sufficiente raddoppiare alcune consonanti e interpretare i simboli D e T indifferentemente, assimilandoli fra loro, ricordando che spesso nei dialetti queste due consonanti vengono facilmente scambiate. Nel lavoro di decodificazione le consonanti si sono rivelate determinanti e le vocali hanno rappresentato il sostegno finale per avvalorare la scelta avvenuta.

Moltiplicare le vocali già esistenti nel testo originale e inserire quelle mancanti infatti si dimostra un artificio giustificato, utile per riuscire a sostituire le parole arcaiche con termini italiani e dialettali. Le parole italiane “SUOI” e “NOI” rappresentano un valido esempio di questa condizione.

SUOI (Italiano: aggettivo possessivo)
SEI (Dialetto del Lazio: aggettivo possessivo)(SEI recitato come SE-I)
SUOI (Italiano) = SEI (Dialetto del Lazio)

NOI (Italiano: pronome personale)
NUIA (Dialetto del Lazio: pronome personale)
NOI (Italiano) = NUIA (Dialetto del Lazio)

Osservando gli esempi sopra citati diviene comprensibile che alcuni cambiamenti siano inevitabili e si  potrà accertare come la ricerca sperimentale, avviata in questi articoli per risolvere il testo sul vaso, non abbia operato cambiamenti eccessivi. L’espediente più favorevole consiste nella recitazione lenta, realizzata riflettendo, in attesa che tornino alla mente parole conosciute, voci dotte e specialistiche esistenti nel vocabolario italiano, in quello latino e nei numerosi dialetti parlati nelle regioni italiane, in particolare nel Dialetto del Lazio.

“Riguardo alla giurisprudenza”

Nell’articolo intitolato “riguardo alla giurisprudenza” le sequenze del testo sono state suddivise seguendo un diverso criterio e, dopo che sono stati individuati i termini noti latini e italiani con i quali metterle a confronto, quelle parole arcaiche sono tornate attuali e si sono imposte con tutto il carico di contenuto dotto. Una caratteristica questa del valore erudito che risulta fin dall’inizio della ricerca e che appare evidente anche osservando solo alcuni insiemi di segni etruschi come ASTED e DEIVOS, rilevati dal testo sul “Vaso di Duenos”.

Esistono, secondo la teoria, molte variabili di interpretazione a loro favore.

A STED = A STID = A STITI = essere presente // ASTED = A SETED = a seduta (a convocazione)
DEIVOS = DE AV(V)OS = di avviso // DEIVESSE = dovesse (dovere)
MISV = MIS(SI)V = missiva // MISS V(A) = misso va
MAN OME = mano uomo = mano d’opera // MA NOME = mio nome (mio titolo)
I NOM = e nome_

“Le tasse e il Vaso di Duenos”

Per quanto riguarda l’articolo intitolato “ le tasse e il Vaso di Duenos”, è interessante cogliere il legame mostrato dalla sequenza “IOVESAT” con l’argomento delle tasse.

IOVESAT = IO VES(S)AT = io vessato

Questa sequenza, se letta rovesciata, indica uno dei motivi per i quali la parola “vessato”  assume il suo ruolo di termine che indica “individuo sottoposto a pressione”. Nel caso preso in esame il motivo si troverebbe nella valutazione eccessiva della somma da corrispondere, in relazione alle tasse.

IOVESAT_TASEVOI
TASEVOI = TASE VOI  = TAS(S)E VOI = tasse voi

I termini “vessato” e “tasse”  rivelerebbero un legame logico all’interno del discorso avviato riguardo al presunto discorso specialistico. Un riferimento legato alla “cosa pubblica”. che si presume sia incluso nella speciale sequenza redatta nella forma della “scriptio continua”, impressa sul “Vaso di Duenos”.

“Scriptio continua”

Ogni parola, dedotta dal testo sul vaso, sembra quindi legarsi all’interno di un discorso prevalente di ordine specialistico, trattato negli articoli precedenti con due diverse soluzioni.

La ricerca non si limita alle prime due soluzioni, escogita per il documento nuove interpretazioni sempre più impegnative. Le parole tratte dalle sequenze trascritte e già suddivise nell’articolo intitolato “riguardo alla giurisprudenza”, vengono esaminate rovesciandole e leggendole, seguendo il verso da destra verso sinistra. Metodo questo contrario a quello osservato prima e che si realizzava procedendo da sinistra verso destra.

La “scriptio continua” e la disposizione sinuosa dell’insieme di simboli divengono esse stesse chiara motivazione e sentito incitamento a continuare, ricercando nuove soluzioni. I risultati si prefigurano interessanti.

Parola “assegno”
Per quanto riguarda la scelta di tradurre con il termine “assegno” la sequenza di segni etruschi “noisio”, che letta in senso contrario genera “oision”, sono stati esaminati i seguenti vocaboli latini. Tale analisi ricerca i presunti legami fra questa sequenza e i vocaboli che riferiscono di un impegno teso a concedere sostegno economico.

I vocaboli latini sono esaminati per accertare che il significato conosciuto relativo anche ad un valore economico, incluso nel termine italiano “assegno”, abbia una qualche probabilità di essere assimilato alla sequenza di lettere “oision” ed ad un suo presunto valore specialistico. Tale sequenza di segni mostrerebbe affinità con il concetto legato alle parole “sino” e “oesus”, nelle loro accezioni in relazione con l’impegno per definire “opportunità o godimento di un bene”.

Parole esaminate
Oesus (Latino)__usus = uso, costume, perizia, godimento di una proprietà, usufrutto, utile, profitto, opportunità
Os, oris (Latino) = sorgente, apertura, linguaggio, viso, vista, presenza
As, assis (Latino) = asse = unità di misura per monete, pesi, misure
Sino (Latino) = permettere, concedere
Sinus (Latino) = protezione, possesso
Ineo (Latino) = entrare, calcolare, prendere in considerazione.

Un modo di comunicare simile al linguaggio del volgo

Escogitare nuove soluzioni
Il testo redatto sul “Vaso di Duenos” è composto da tre sequenze di lettere ed è stato esaminato in modo nuovo e sperimentale negli articoli precedenti. Le stesse sequenze di lettere così come esse sono state suddivise nell’articolo “riguardo alla giurisprudenza”, vengono lette rovesciate nella realizzazione della seguente interpretazione.

Per facilitare la comprensione del lavoro che viene presentato di seguito è utile leggere lentamente i termini etruschi così come essi sono riportati. Sarà necessario introdurre le vocali e raddoppiare, se necessario, le consonanti. Queste ultime rappresentano la struttura portante su cui si basa la realizzazione della traduzione e le vocali intervengono per legare tali elementi fondamentali.

A. Testo sul “Vaso di Duenos”

ASTEDNOISIOPETOITESIAIPAEARIVOIS
IOVESATDEIVOSQOIMEDMITATNEITEDENDOCOSMISVIRCOSIED
DVENOSMEDFEKEDENMANOMEINOMDENOINEMEDMALOSTATOD

B. Ipotesi di interpretazione per il testo

N = GN = N
asted, detsa = datasse= per datare = per compilare
noisio, o ision = i assegno = il permesso
peto, ote p = odo pe = ascolto per
itesi, iseti= esiti = esito
ai, ia= eo = per andare (Latino: eo = andare, pervenire)
paka, akap = accipio = ad accordo = (Latino: accipio = trattare // apio = legare)
rivois, si ovir = si avere = se avere
iovesat, tasevoi = desuvei = trascurato /scadenze/ = (Latino: desuesco, desuevi, desuetum)
deivos, s ovied = si avoado = se avvocato
qoimed, demio q = demoe quo = sottrae e per quale scopo
mitat, tati m = dote mo’ = dote ora
nei, i en = i ene = ed è
teden, nedet= nodato = notato = annotato
docos, so cod = sei cado = che sei in perdita
misv, vsim= visamo = visioniamo; esaminiamo
ircos, socri= soccorri = soccorro; sussidio
i ed, de i = dei = riguardo a
dvenos, sonevd = segnavedo = sinus video = protezione visto
med, dem= demo = diamo
feke, eke f = agio fa = agevolazione // sostegno
d en, ne d = ne de = ne dà
ma nome, emonam = immuname = immunità, esenzione
inom, moni= mane = rimane sospeso /il debito/ _(Latino: mineo = rimanere sospeso)
deno, oned = annoto = prendo nota // dveno = e novato = novazione
inemed, demeni = demanio// ufficio
malo, olam= vole mo’ = chiede ora
statod, dota ts = dati tissi = dati dessi //  che tu possa dare gli elementi utili

C. Recitazione

“Per datare, assegno, odo per, esito, eo, appiglio, si avere, desuevi, si avoado, demoe quo, dote mo’, i ene, notato, sei cado, visamo, soccorri, de i, segnavedo, demo, agio, ne dà, immuname, mane, annoto, demano, ole mo’, dati dissi”.

Bibliografia

Mauro Cristofani (a cura di) – Dizionario della Civiltà Etrusca – Giunti, Firenze, 1999 Massimo Pallottino – Etruscologia – Hoepli – Milano – Settima Edizione, 1984
Bibliografia di riferimento per l’epigrafe etrusca:
Giulio M. Facchetti – L’enigma svelato della lingua etrusca – Newton & Compton editori – Roma 2000.

Riguardo alla giurisprudenza
sul Vaso di Duenos

Vaso di Duenos, fonte inesauribile
Matrice di termini dotti e specialistici italiani
Il documento sul “Vaso di Duenos” si sviluppa lungo tre sequenze redatte in “scriptio continua”, senza separazioni fra le parole. Le sequenze di simboli si dispongono su tre livelli, disegnando linee sinuose. Questa caratteristica lascia ampio margine di scelta, per stabilire l’ordine della loro progressione nella logica del discorso.

La parola chiave “statuto” sostiene nelle decodificazioni e guida nella ricerca per individuare nel documento informazioni insospettate di natura specialistica. Il testo diviene la fonte da cui attingere molteplici notizie riferite alla giurisprudenza. Gli elementi ottenuti mostrerebbero affinità con le caratteristiche del procedimento che interessa giudice e curatore.

Alla luce di queste considerazioni è possibile tentare di comprendere le speciali qualità delle parole etrusche, che il metodo sperimentale trae dalla suddivisione della sequenza di segni impressi sul “Vaso di Duenos”. Si può notare la presenza della matrice di termini dotti e specialistici, ereditati in seguito dall’Idioma Italiano.

La decodificazione è tesa a dare rilievo alla caratteristica disposizione sui tre livelli. Questa ripartizione del testo originale etrusco lungo le tre linee sinuose è resa ancora più interessante dalla singolare forma del vaso. Questo è composto da tre più piccoli vasi uniti insieme a sottolineare la presenza del simbolico e distintivo numero “tre”, un segnale importante da non sottovalutare. Così le indicazioni riferite all’argomento giuridico possono distribuirsi lungo le tre sequenze di lettere e possono essere ordinate seguendo tre gradi di informazioni specialistiche.
Gradi di informazione:

– Ufficio
– Procedura
– Atti conclusivi

Vaso di Duenos e metodo sperimentale

Parola chiave “statuto”
S = Z = S

A. Trascrizione del testo sul “Vaso di Duenos”

ASTEDNOISIOPETOITESIAIPAEARIVOIS
IOVESATDEIVOSQOIMEDMITATNEITEDENDOCOSMISVIRCOSIED
DVENOSMEDFEKEDENMANOMEINOMDENOINEMEDMALOSTATOD

B. Suddivisione e traduzione del testo sul “Vaso di Duenos”

(primo livello: ufficio)
A STED______assisto /Latino/ statio = ufficio, carica, funzione
NOISIO______notio /Latino/ = giurisdizione
PETITESI___petitio /Latino/= diritto di reclamo; petizione
APOCHA____apocha /Latino/ = ricevuta, quietanza
RIVOIS______revocatio /Latino/ = revocare, ritrattare
(secondo livello: procedura)
IO VESAT___eo visato = inoltre valutato
DEIVOS_____de avviso = sentenza da sostenere
QOIMED____quoimodo = quomodo = in quale modo
MITAT______mitata = valutata
NEI_________nei = se non
TEDEN______detene = detineo /Latino/ = detiene
DOCOS______debitore
MISV________missiva = lettera
IRCOS_______erogatio /Latino/ = distribuzione, spesa
IED__________edo /Latino/ = notifico, designo
(terzo livello: atti conclusivi)
DVENOS_____do facoltà
MED_________meto /Latino/ = di provvedere
FEKE________figo /Latino/ = dirigere, gestire
DEN_________tene = teneo /Latino/ = tutelare
MAN OME___mano uomo = mano d’opera
I NOM_______e nome = e titolo
DENO_______teno = ho potere
I NE MEDE__e ne é modo // e ne ho modo // uno medde_meddix /Latino/_ supremo magistrato
MAL________malo /Latino/ = preferisco, valuto in modo migliore
O STATOD____ statuo, statutum /Latino/ disporre, ordinare , prescrivere // statuto

C. Soluzione per il testo sul “Vaso di Duenos”

(primo livello: ufficio)

“Ufficio, legale, reclamo, quietanza, revoca”

(secondo livello: procedura)

“Eo visato, de avviso, quomodo, mitato, se, necessita, soccorso , missiva, spesa, notifica”

(terzo livello: atti conclusivi)

“Do facoltà, provvedere, gestire, tutelare, mano d’opera, e nome, ho possibilità, e modo, valuto, i documenti”

Bibliografia

Mauro Cristofani (a cura di) – Dizionario della Civiltà Etrusca – Giunti, Firenze, 1999 Massimo Pallottino – Etruscologia – Hoepli – Milano – Settima Edizione, 1984
Bibliografia di riferimento per l’epigrafe etrusca:
Giulio M. Facchetti – L’enigma svelato della lingua etrusca – Newton & Compton editori – Roma 2000.